L'ARCHITETTURA DEL TEATRO SAN DOMENICO: DESCRIZIONE RAGIONATA | |
LA PIANTA | |
![]() La pianta del complesso | |
L' ESTERNO |
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L'esterno è visibile su due lati: la facciata e il fianco sinistro; il fianco destro è addossato al convento e l'abside è stata utilizzata, nella sua parte inferiore, per addossarvi edifici privati, lasciandola cosi visibile solo alle quote superiori. | |
LA FACCIATA |
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La facciata è a capanna e a vela, segnata da due lesene che la dividono in tre zone. Nella fascia inferiore si aprono tre portali, il centrale maggiore, tutti contornati da una cornice in cotto che si arricchisce notevolmente nella parte superiore degli stessi. La zona superiore della facciata è scansita da una cornice in cotto ad archetti lobati che corre circa a meta dell'alzato. Nei due rettangoli laterali che vengono cosi a disegnarsi troviamo due bifore simmetriche strombate e sottolineate, nella parte superiore, da una piccola cornice in cotto. Nella loro forma ricordano le vicine finestre della parte inferiore della facciata del Duomo. La zona centrale superiore è occupata da una galleria cieca ad esili colonnine che sembra richiamare quella della facciata del Duomo di Cremona. Al di sopra di questa è il rosone, riconducibile all'oculo spesso presente nelle chiese anche minori dell'epoca, affiancato da una coppia di archetti simili a quelli della sottostante galleria e sovrastato da una ampia monofora cieca. Sotto gli archetti e la monofora corrono tratti della stessa cornice in cotto che divide orizzontalmente la facciata. Molto alta e complessa è la fascia che contorna l'estremità superiore dell'insieme formata da tre cornici: la pi๠interna è ancora simile a tutte le altre della facciata; al di sopra di questa corre una piccola galleria cieca simile a quella del vicino Duomo e nella parte pi๠esterna una cornice formata da archetti incrociati che vediamo poi seguire il resto dell'edificio e anche la parte posteriore della vela. | |
IL LATO VERSO PIAZZA DELLE ERBE |
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Il lato sinistro si presenta mosso da sette contrafforti che trovano internamente corrispondenza negli archi diaframma di cui parleremo pi๠sotto. L'aspetto dell' insieme richiama alla mente il lato della domenicana S. Maria delle Grazie a Milano, qui, perà², la soluzione delle luci è più semplice: troviamo infatti un'unica grande finestra in ogni settore, per un totale di sei. Le finestre sono di forma rettangolare, con base piuttosto ampia e davanzale "sostenuto" da una cornice in cotto, che corre ad una quota di m. 2,60 dal piano strada, simile a quelle già viste nella facciata. Strombate verso l'esterno, presentano una alta profilatura in cotto che nella parte superiore incornicia una lunetta a rombi (sempre in cotto) ed è a sua volta compresa in un motivo di mattoni disposti ad arco, finiti da una sottile cornicetta con disegno simile a quello della lunetta. In corrispondenza della quarta cappella si apre quella che era la porta secondaria della chiesa, simile nella sua parte superiore alle finestre, ma la cui cornice scende fino a terra con uno spessore costante e ricchezza pari a quella del contorno superiore delle finestre. | |
LA PARTE ABSIDALE |
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Dopo le rimanenti tre finestre giungiamo all'altezza della cappella laterale alla sinistra del presbiterio. Arretrata e più bassa rispetto al corpo principale dell'edificio, la cappella è chiusa al fondo da un muro che sporge lateralmente a mo' di contrafforte e si alza superiormente a vela sopra il tetto, ma non tanto da raggiungere la quota dell'aula e del presbiterio. Sfortunatamente l'abside ha subito molti rimaneggiamenti, infatti vediamo aperta sulla parete della cappella una finestra e, nella parte inferiore, addossata alla parete una bussola in muratura che permetteva l’accesso al palcoscenico e ai camerini del teatro. Quest'ultima, oltre al danno arrecato dalla porta aperta nella parete della cappella, disturba notevolmente l'equilibrio dei volumi esterni. Infatti porta tutta la parete a livello col rimanente dell'edificio impedendo cosi la sottolineatura del cambiamento interno e affogando il contrafforte che chiudeva la cappella e portava lo sguardo al corpo centrale del presbiterio che si prolungava oltre. Inoltre, al fondo della cappella, è stato appoggiato un edificio privato che dal basso toglie ogni possibilità di lettura dell'abside e mortifica tutto il gioco di volumi e prospettive dato dalle diverse quote dei tetti, accompagnate alle arretrature più o meno marcate delle varie pareti a loro volta interrotte da contrafforti prolungati oltre la linea di gronda del tetto per formare delle vele. Il presbiterio si mantiene alla stessa quota dell'aula e prosegue oltre la cappella laterale per una lunghezza circa pari a quella della cappella medesima. A questo punto ecco un contrafforte che sembra voler terminare il presbiterio con la stessa soluzione adottata per la cappella con una vela spiccata oltre il tetto. Alle sue spalle si trova pero, con larghezza di base pari a quella del presbiterio, l'abside vera e propria. Ha quota inferiore a quella del presbiterio, è semi-ottagonale con copertura ad ombrello (dalla foto a pag. 403, Verga op. cit.). Il bordo ad archetti incrociati, simile a quello che corre lungo tutti i profili superiori della costruzione poggia su un alto bordo in cotto che scende poi con lesene a libro verso il basso. | |
L'INTERNO |
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L'interno e, come abbiamo già detto, ad aula unica con una successione di archi-diaframma a sesto acuto che sorreggono un tetto a vista. Tra i sostegni degli archi si trovano le cappelle laterali definite da arcature e con copertura a botte al di sopra della quale corre un ballatoio non praticabile. Questa soluzione non è insolita per le chiese di questo periodo. Troviamo vari esempi, anche nella stessa Lombardia, che si rifanno a questo schema. Estremamente rassomigliante nell'interno è la parrocchiale di Sabbio, nel bresciano e simile è pure la chiesa si S. Felice del Benaco dedicata a S. Maria dei Carmine (Carmelitani). Sempre in Lombardia è giusto ricordare la modernissima interpretazione del tema degli archi-diaframma data da Gio Ponti nella parrocchiale di S. Francesco d'Assisi a Milano. Se spingiamo il nostro sguardo più lontano troviamo altre similitudini nelle chiese umbre, ad esempio nella già menzionata chiesa di San Francesco a Nocera Umbra. Per quanto riguarda poi il particolare delle cappelle laterali sovrastate dal ballatoio, il Pardi nel suo libro “Monumenti medioevali Umbri" fa notare a pag. 166 come, a questo proposito, vi sia una grande rassomiglianza con le chiese provenzali di Lamourguie in Narbonne, "le parrocchiali di Alet (Aude) e di Larroque-d'Olmes (Ariege) nonchè le aule dei Domenicani e dei Carmelitani in Perpignano." (Pardi, op. cit. pag. 166 ) e cita a suo sostegno il Delasteyrie con la sua "L'Architecture religieuse en France a l'epoque gothique" (Paris 1912). In effetti la presenza di questo ballatoio parrebbe quasi certamente derivare dalle corsie di guardia e dai vari passaggi nella struttura del muro doppio, presenti nelle grandi chiese gotiche francesi e poi giunti anche da noi come, ad esempio, nella chiesa superiore di S. Francesco ad Assisi. Per quanto riguarda la scelta della copertura a vista con archi-diaframma, quando la tecnica della copertura a volta a crociera era già affermata, il Pardi suggerisce una interessante spiegazione secondo la quale si opero spesso questa scelta “ non tanto perchè mancasse agli architetti dell'epoca la capacita di costruire strutture spingenti, quanto perchè ci si volle di proposito appigliare al partito della soluzione più semplice, più economica e meglio adeguata al dettato di povertà esteriore predicato dagli ordini mendicanti" (Pardi, op. cit. pag. 164). Questa chiave di interpretazione, a mio avviso, permette una lettura ancora più suggestiva delle molte chiese monastiche cosi configurate. Attualmente tra il secondo e il terzo e tra il quarto e il quinto arco si trovano nel tetto due lucernari sopralzati sul tetto medesimo. I sostegni degli archi sono abbelliti da semipilastri addossati, terminati con capitelli cubici smussati, in cotto, dello stesso tipo che si ritrova nei due chiostri del convento. La mancanza del transetto è visivamente "compensata" dall'interruzione dell'arcata laterale sulla destra dopo il sesto arco-diaframma che puಠconcedere l’illusione di un prolungamento laterale della cappella in funzione appunto di transetto. Il mancato sviluppo laterale limita il numero delle cappelle a fianco dell'altare maggiore al numero di una per lato. Queste sono con copertura a volta a crociera non costonata con chiave centrale e, in quella a sinistra guardando l'altare, a soffitto affrescato. Si aprivano verso la chiesa con un arco a sesto acuto, attualmente riempito da una tamponatura. La cappella di sinistra è aperta nel suo lato verso l'esterno da una porta e da una finestra e sulla sua parete di fondo si appoggia una scala che conduce al piano sopraelevato (+ m.2,35) che si trova nell'abside. Questa delle cappelle laterali parallele all'abside è una tipologia tipica delle chiese monastiche e, come dicevamo riguardo alla pianta, ne troviamo illustri esempi in Firenze e Siena. | |
IL PRESBITERIO |
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Il presbiterio della nostra chiesa risulta attualmente diviso dall'aula del tempio da una muratura, di costruzione presumibilmente ottocentesca, interrotta da quattro strette finestre verticali di stile vagamente neo-gotico. E' da supporre il presbiterio visivamente raccordato alla chiesa da un grande arco probabilmente a sesto acuto che riprendeva il motivo degli archi-diaframma. In questo senso possono interpretarsi le tracce costituite da screpolature nel muro che disegnerebbero effettivamente l'arco. Sulla parete laterale destra del presbiterio si trovano, alle spalle della tamponatura dell'arco, i resti di un'arcata in cotto (ad una questa di m. 4-5) e sulla corda di questo arco, due archetti lobati, sempre in cotto, che scendono poi quasi a formare delle nicchiette. L'abside vera e propria è poligonata (semiottagonale) e la sua copertura, più bassa di quella sovrastante l'altare, ci appare da una fotografia del Verga (op. cit., pag. 403) ad ombrello, con costonatura a pilastrini interni a scaricare i pesi. Purtroppo non ci è stato possibile verificare personalmente quanto sopra poichè, come dicevamo nella descrizione storica, attualmente la scala che conduceva nel locale sottostante il tetto è stata abbattuta; per lo stesso motivo non è possibile neppure descrivere la copertura sopra l'altare maggiore che, data la forma quadrangolare dell'area rimasta sconosciuta e, forse, per una eventuale analogia con le cappelle laterali, potremmo supporre a volta a crociera, ma questa possibilità non è sostenuta da nessun'altra ipotesi, ne tanto meno da prove. Resta ancora da dire che nei due lati del semiottagono, a fianco di quello di fondo, si aprono due finestre di forma rettangolare, poco allungate verticalmente, ad una quota di poco inferiore a quella della copertura. L'attuale sistemazione, che permette la visione del solo piano rialzato retrostante la tamponatura ottocentesca, consta di un vestibolo rettangolare al quale si accede tramite la scala posta nella cappella di sinistra. Da questo si raggiungono gli spogliatoi maschili, illuminati da una finestra (preesistente) posta sul lato destro, mentre il poligono del l'abside è in parte occupato dalle docce, in parte dai servizi igienici. | |
IL CONVENTO |
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Riteniamo opportuno, a questo punto, dedicarci ad una sintetica descrizione del adiacente convento, contemporaneo alla chiesa. Il complesso si presenta a due chiostri e ad con solo piano, oltre il piano terreno. L'ingresso situato a lato della facciata della chiesa (sul lato destro per chi guarda) conduce attraverso un lungo androne in quello che chiameremo il primo chiostro. Lungo tre dei quattro lati correva un porticato: ad archi a sesto acuto, simili in proporzioni ridotte agli archi-diaframma della chiesa, sui lati A e B (vedi planimetria); a tutto sesto sul lato C. I pilastri sono poligonali ed i capitelli sono del tipo cubico smussato già riscontrato nella chiesa. Sul lato C si aprivano le tre luci della sala capitolare: erano due bifore gotiche e una porta ogivale. Sono conservate, quasi per intero, le corniciature in cotto strombate verso l'esterno e profilate con una certa ricchezza. Il lato dell' ingresso si prolunga, con una copertura a volta a crociera, sino al fondo del secondo chiostro. Di questo il lato F verso Via Verdelli è costituito da un corpo di altezza di poco superiore a quella del Porticato. La tradizione orale vorrebbe che la parte superiore fosse stata abbattuta o fosse crollata alcuni anni or sono ma non ci sentiamo di dare per scontata questa ipotesi dato che non ne abbiamo trovata alcuna traccia. In questo secondo chiostro tutti i lati erano a portico con archi a sesto acuto e con i medesimi capitelli e pilastri dell'altro cortile. La scala per accedere al piano superiore è situata, come è visibile in planimetria,tra il primo e il secondo chiostro. Varie sono le analogie con il poco distante convento degli Agostiniani, uno fra i più importanti, per l'Ordine, della Lombardia. Tra queste poniamo i pilastri, i capitelli, il porticato stesso, la posizione della scala, la fronte esterna della sala capitolare. Diverse sono invece le proporzioni dei chiostri, nel nostro caso più piccoli, e, di conseguenza, l'aspetto dell'edificio che appare più alto è incombente. Attualmente la situazione del convento è molto alterata, rispetto a quello che è presumibile fosse l'originale, dagli interventi resisi necessari per l'adattamento a scuola. Tutti i portici sono stati chiusi ad eccezione del lato A ed E per ricavarne aule. Il lato C è stato parzialmente chiuso da una strana tamponatura ad arco, forse con funzione di rinforzo. Il refettorio è stato frazionato con muri divisori per ricavarne quattro ambienti, diventa cosi difficile leggerne l'interno che il Perolini ci dice: "con colonna centrale, dal capitello cubico ad angoli smussati, a sostegno delle volte a vela ricadenti su capitelli, del tipo precedente, di semicolonne addossate alle pareti ed ormai scomparse" (M. Perolini: op. cit. pag. 340). Anche vari ambienti sono stati suddivisi con sottomurature sia a piano terra che al piano superiore. Il nostro timore è che, soprattutto al piano superiore, le celle dei monaci siano state eliminate per ottenere ambienti più vasti, cosa che escluderebbe la possibilità di un ripristino in questa direzione. | |
IPOTESI SULLA SISTEMAZIONE A MERCATO |
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Infine credo che la sistemazione dell' interno a mercato, adottata negli anni scorsi, trovi una spiegazione plausibile considerando l'inserimento della costruzione nel tessuto urbano. E' evidente, infatti, come quella Piazza delle Erbe, alla quale il lato della chiesa fa da sfondo, debba il suo nome, qui come altrove, al mercato che ivi si teneva. Ora, trovandosi a pochissimi passi dall'area originaria una superficie libera, seppure meno estesa, col vantaggio di essere coperta non è difficile capire come la municipalità abbia deciso di trasferire il mercato al coperto in un luogo praticamente identico al precedente. E' da notare anche come il governo austriaco avesse addossato alla facciata del convento, sull' area del tribunale dell'Inquisizione (nella piazza sulla quale da anche la facciata della chiesa), una tettoia di stile neoclassico con funzione anch' essa di mercato coperto è tuttora designata col nome di "mercato austriaco". |