di e con
Marna Fumarola (violino, Italia)
Michela Munari (violoncello, Italia)
Suvi Valjus (violino, Finlandia)
Hildegard Kuen (viola, Germania)
Cosa ci si può aspettare da un quartetto d’archi?
L’esecuzione appassionata di un programma classico?
O magari il confronto con il grande repertorio, tra evoluzioni narrative e virtuosismi?
Di solito è questo ciò che accade. Di solito.
Qui è la fantasia a regnare sovrana e in libertà, grande e inaspettata, va a braccetto con il rigore.
Il Quartetto Euphoria si esibisce in una cornice che solo inizialmente è quella seriosa dei concerti classici. Nulla, degli inizi misurati, lascia presagire il caos sonoro che scuoterà musiciste e partiture. Bastano pochi minuti e la confusione si sostituisce alla logica.
Massimo stupore, quindi, se il quartetto si trasforma sotto i vostri occhi: gli archetti diventano oggetti di scena e gli strumenti rivelano possibilità di utilizzo impensate.
E allora, a questo punto, si può ancora dire di assistere a un concerto? Le musiciste sono reali?
È burla? O verità?
Noi preferiamo semplicemente pensare che la musica abbia bisogno di essere, oltre che ascoltata, vista e gustata. Tutto qui.
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