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Architettura e storie

IL COMPLESSO DEL SAN DOMENICO

LE VICISSITUDINI

Sebbene la presenza di frati domenicani a Crema sia documentata sin dal 1294, la fondazione del Complesso del San Domenico viene attribuita a Padre Venturino da Bergamo a partire dal 1332: a lui viene infatti donata dalla nobile famiglia De’Mandoli la chiesetta di San Pietro Martire e alcune case ad essa adiacenti.
Già nel XV secolo l’edificio subisce un progressivo ampliamento, mentre, nel 1614, diviene sede del Tribunale della Santa Inquisizione. Il 22 giugno 1798, con l’arrivo delle truppe napoleoniche, il convento viene confiscato e trasformato in caserma militare; nel 1817 diviene casa di industria per i poveri, e successivamente, nella seconda metà del secolo, asilo infantile. Nel 1910 si insedia nel monastero la Camera del lavoro, a cui fanno seguito la scuola d’organo nel 1912 e quella di canto corale nel 1913; nel 1915, il complesso diviene ospedale militare, e, al termine della guerra, è definitivamente impiegato come struttura scolastica.
Dal 1992, tutti i locali rimangono vuoti e privi di funzioni; contemporaneamente, l’amministrazione comunale inizia un piano di riqualificazione degli edifici storici di Crema, con l’intento di destinarli ad uso culturale; nel 1999 nasce la Fondazione San Domenico.
Il convento, inizialmente dotato di tre chiostri, attualmente ne presenta soltanto due (di cui uno con archi a sesto acuto, e l’altro con archi a tutto sesto), ed è dotato di un ampio scalone per accedere al piano superiore. Magnifica traccia dell’epoca in cui il Complesso era un monastero è l’ex refettorio: il ciclo di affreschi – databile alla seconda metà del Quattrocento – sopravvissuto fino ai nostri giorni presenta una raffigurazione della “Cena della Mascarella” e, nelle lunette, Padri della Chiesa e Santi appartenenti all’ordine domenicano (tra cui San Pietro Martire), oltre a effetti di illusionismo nella raffigurazione di pregiati marmi sulle pareti. Oggi in questo luogo è situato il Foyer del Teatro San Domenico.

IL CORRIDOIO NORD

In quello che – un tempo – era il lato nord del chiostro che dal refettorio conduceva alla chiesa, oggi vi è un corridoio coperto che collega il foyer con la sala teatrale. Lungo le pareti dello stesso, vi sono delle preziose testimonianze del perduto Teatro Sociale* di Crema: quattro cartoni preparatori raffiguranti le muse a opera del pittore Angelo Bacchetta, e uno con i putti in volo realizzato dall’artista-scenografo Luigi Manini.

LA STORIA

Malgrado il complesso sia noto come “il San Domenico”, il luogo di culto che ne faceva parte è dedicato a San Pietro Martire sin dall’epoca di Padre Venturino da Bergamo.
L’edifico, con l’annesso mercato austroungarico, dal 1902 al 1944 ospita il mercato delle verdure e dei generi alimentari, salvo per il periodo della guerra in cui è anch’esso adibito a ospedale militare. Nel 1944 lo spazio viene affittato a dei privati e viene creato il Cinema Teatro Nuovo, mentre, nel 1970, viene trasformato in palestra didattica. Il 27 novembre 1999 si alza per la prima volta il sipario nel nuovo Teatro San Domenico.
Caratterizzato da un’aula unica con imponenti archi a diaframma, l’edificio è dotato di un’acustica degna di nota e può ospitare oltre quattrocento spettatori; nell’abside, malgrado i forti danneggiamenti che le superfici pittoriche hanno subito negli ultimi due secoli a causa delle perenni trasformazioni, è possibile ammirare alcuni frammenti di affreschi, tra cui uno raffigurante San Pietro Martire. La struttura del palcoscenico è autoportante.

LA SALA CAPITOLARE

Nella parte Est del complesso, adiacente al presbiterio della chiesa di San Pietro Martire, sorgeva il terzo luogo più importante di un convento dopo la chiesa e il chiostro: la Sala Capitolare, nella quale si riuniva l’assemblea del Capitolo per discutere dell’andamento del monastero e discorrere di questioni ecclesiastiche. Tra i priori del convento, vi fu nel 1523 Matteo Bandello, il principale novellista italiano del Cinquecento: a lui si deve la stesura di un novelliere di oltre duecento storie, che hanno ispirato i capolavori di alcuni autori maestri della storia della letteratura, quali William Shakespeare, Miguel de Cervantes, Félix Lope de Vega. Attualmente la sala ospita una parte dei camerini del teatro, e rappresenta il punto di accesso diretto alle quinte e al palcoscenico per gli attori e i tecnici.
Accanto alla porta d’ingresso vi è lo straordinario disegno di Ugo Bacchetta raffigurante la vicenda degli Ostaggi cremaschi.

LA GALLERIA ARTEATRO

Dal 2008 l’arte contemporanea ha costantemente trovato sede nel Complesso del San Domenico grazie alla creazione, in alcuni corridoi di quelli che un tempo erano i chiostri della parte est del convento, della Galleria Arteatro. La galleria organizza ogni anno un ricco calendario di mostre temporanee di maestri di fama nazionale e internazionale, oltre a promuovere il lavoro degli artisti e degli studenti delle scuole del cremasco. Al termine di ogni esposizione, il patrimonio della galleria si arricchisce grazie al lascito di un’opera da parte dell’artista ospitato.

LA SALA CARLO SFORZA FRANCIA

Dal maggio 2022 una nicchia del cortile sud ospita uno strumento musicale che non ha eguali al mondo: un organo Tamburini costruito nel 1960, caratterizzato da latenza zero nell’emissione dei suoni, e, malgrado le imponenti dimensioni, perfettamente trasportabile.
La concessione in comodato d’uso del prezioso manufatto si deve alla generosità del Conte Carlo Sforza Francia, musicista e musicologo noto per aver riscoperto musiche inedite del XVII e XVIII secolo: la sala è stata perciò intitolata in sua memoria.
L’organo rappresenta una testimonianza unica della grande tradizione organaria che vede, nel cremasco, il suo territorio d’eccellenza a livello mondiale.

LA SALA BOTTESINI, IL MERCATO AUSTROUNGARICO, PIAZZA TRENTO E TRIESTE

Al primo piano del complesso sorge la sala dedicata al cremasco Giovanni Bottesini: musicista ottocentesco noto sin dalla sua epoca come il “Paganini del contrabbasso” e stimato direttore d’orchestra. Venne contattato personalmente da Giuseppe Verdi per dirigere la prima della sua Aida al Teatro Nazionale de ll Cairo il 24 dicembre 1871.

Dalle finestre della sala si apre l’affaccio su Piazza Trento e Trieste, così nominata sin dal 1970: lo spazio è dominato dal maestoso Mercato Austroungarico, costruito abbattendo il terzo chiostro del San Domenico fra il 1842 e il 1844, su progetto di Baldassare Corbetta. Il luogo aveva un duplice intento: celebrare la visita compiuta da Francesco | d’Austria a Crema il 17 maggio 1825, e ospitare il mercato dei grani e dei lini, il cui pregio era riconosciuto sin dai secoli in cui il territorio cremasco era sotto il dominio veneziano.

Al centro della piazza sorge il Monumento ai caduti in bronzo dello scultore Arturo Dazzi, commissionato dal generale Fortunato Marazzi dopo la perdita del figlio durante il primo conflitto mondiale. L’opera venne quindi donata alla città, e inaugurata nel 1924 in una cerimonia alla presenza del principe Umberto di Savoia.

Sul lato nord della piazza sorge invece Palazzo Benzoni Scotti Martini Donati, edificato tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Fu abitato da Paola Benzoni, madre di Francesco Bernardino Visconti: colui che, nel romanzo “Il promessi sposi” di Alessandro Manzoni, è presentato come l’Innominato.

IL CIVICO ISTITUTO MUSICALE “L. FOLCIONI”

La prima testimonianza di una scuola di musica nel complesso del San Domenico risale agli anni “10 del Novecento, quando, in alcuni locali del chiostro, trovano sede gli Enti Musicali cittadini: la direzione del corpo musicale, la scuola di canto corale, e la Società di Santa Cecilia.

cremasche, il lascito di duecentomila lire al comune di Crema per la fondazione di una scuola di musica che portasse il suo nome. L’istituto, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, aprì i battenti nel 1919 sotto la direzione di Piero Marinelli (al quale è intitolato l’omonimo coro tutt’oggi in attività) con corsi di violino e viola, violoncello e contrabbasso, strumenti a fiato e canto corale. L’anno successivo si aggiunsero le classi di pianoforte e organo, e venne creata una ricca biblioteca di spartiti musicali.

Nella sua storia centenaria, il Civico Istituto Musicale “L. Folcioni” ha visto mutare sovente la propria sede, prima di approdare agli inizi degli anni Duemila nelle ex celle del convento di San Domenico.

Attualmente la scuola di musica conta circa duecento allievi.

LA SALA EDALLO

Negli anni Duemila i locali del sottotetto dell’Austroungarico – noti un tempo come la Salaborsa dei grani e dei lini – sono stati sottoposti a un importante intervento di riqualificazione, che ha consentito la creazione di ulteriori aule e di una nuova scala interna per accedervi.

Nel 2014 il più grande di questi spazi è stato intitolato alla memoria di Francesco “Checco” Edallo, artista multiforme al quale si deve la fondazione della Compagnia del Santuario.

Da una finestra del salone è inoltre possibile godere di un suggestivo affaccio sulla Chiesa di S. Spirito e S. Maria Maddalena, facente parte del cinquecentesco Palazzo Vimercati Sanseverino.

Per avere maggiori informazioni:
tel. 0373 85418
mail: info@teatrosandomenico.com